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Un progetto per il Parco delle Mura

Il più grande e il più utile monumento della città
Vittorio Spigai

Le poche planimetrie che per il momento riusciamo qui a pubblicare, del grande lavoro di esplorazione progettuale prodotto dal 2008 a oggi, dimostrano che la cinta muraria – con il corollario di vaste aree contermini (ex Caserme, Ospedale, ex Macello, aree ex industriali) e di alcune importanti zone connesse (Prato della Valle/ex Foro Boario-Stadio Appiani, complesso della Specola-Castello Carrarese, il parco Libeskind) – potrebbe trasformarsi nel medio periodo7 in uno dei luoghi più attrattivi e più vissuti della città. I percorsi lungo le mura possono diventare la principale area di servizio/turistica/del tempo libero di Padova e una mèta culturale di primo piano nel nord Italia. Una catena di punti d’interesse e di servizi nel verde con eccezionali valenze. Un’idea urbanistica che può essere stimolo e motore per oltre dieci grandi interventi (tav.5 a pag.5) di valorizzazione e recupero, capaci di rimettere in gioco una serie di ‘aree grigie’, con un deciso innalzamento della qualità di vita della città.
Ma occorre che – determinata la volontà politica di recuperare questa risorsa unica – si raggiunga una logica complessiva. Cioè il contrario dell’attuale operare pezzo per pezzo: una tela di Penelope... Cantieri puramente conservativi con esiti che, abbandonati a se stessi, pochi mesi dopo richiederebbero nuovi lavori.


Oggi una sequenza di frammenti e lacune, domani una struttura funzionale continua e un’immagine unitaria
Le mura, nonostante gli interventi recenti del Comune, appaiono oggi separate in spezzoni. Le poche parti restaurate sono intervallate da altre che giacciono in degrado e abbandono, semisepolte da vegetazione selvatica o in stato di pesante sovrapposizione di ogni sorta d’edificato recente, altrettanto incolto da ogni punto di vista.8
L’idea portante del progetto qui presentato è di unire funzionalmente tutti i frammenti delle aree delle mura e delle zone trasformabili contigue e di assumere l’obiettivo di formare un percorso pedonale unitario come fulcro del progetto stesso.
Il percorso, una volta riconnesso nella sua continuità attraverso le necessarie opere, diviene il tramite di collegamento tra aree di attrezzature e servizi pubblici, del tempo libero e commerciali, con un miglioramento sostanziale della qualità insediativa, in particolare delle aree residenziali, terziario-direzionali e universitarie più dense.
Anche se le risorse sono limitate e per forza di cose diluite nel tempo, è possibile elaborare e seguire un progetto complessivo, costruito sui seguenti principi:
a) le risorse locali si concentrano principalmente sull’obiettivo del Parco. Dissuadendo opere con forte impegno economico in altri settori della città ma, nello stesso tempo, contestualmente al progetto di conservazione delle Mura, puntando al miglior recupero e utilizzazione del vasto arco di grandi e piccole aree coinvolte, di cui si è detto;
b) la cintura verde delle mura e il sistema delle acque a essa indissolubilmente collegato, tracciano la linea logica di programmazione degli interventi. Il sistema di aree e di manufatti, prima accuratamente progettato come un tutto, viene affidato a un programma temporale a lungo termine;
c) la reintegrazione dei collegamenti lungo le mura unisce i servizi gli uni agli altri; vengono demolite ed eventualmente sostituite le parti aggiunte oggi più incongrue e dequalificanti. Progetti integrati arricchiscono il percorso lungo le mura di funzionalità e nodi d’interesse;
d) si forma, attraverso esempi, dibattiti e conferenze, siti web dedicati, una cultura e una coscienza collettiva di cosa è possibile e di cosa è vietato nell’aria d’influenza visiva del monumento, tanto a livello di usi che d’immagine;
e) s’inserisce ciò che è necessario come servizio, valutando attentamente le caratteristiche morfologiche dei luoghi, il linguaggio architettonico, i materiali e i colori impiegati per qualsiasi manufatto o oggetto, anche minore, che venga costruito o anche solo temporaneamente collocato sulle mura e nel loro intorno;
f) infine, i progetti di recupero e l’impegno a lungo termine devono essere legati a una strategia per la manutenzione e ai non indifferenti costi di gestione dell’intero complesso monumentale e delle attrezzature/servizi in esso e attorno ad esso previsti.


Le relazioni con le corone periferiche. L’asse direzionale di Viale Venezia e il nuovo asse direzionale ovest, tra la nova zona ospedaliera e l’aeroporto Allegri
Considerare pezzi delle mura come temi progettuali autonomi è una strada ammissibile solo per arginare danni irreparabili! Ma è altrettanto sbagliato considerare il Parco delle Mura come un’area d’intervento a sé stante rispetto al contesto della città, dentro e fuori le mura stesse.
Il sistema Parco delle Mura è unito alla sorte di due grandi aree:

a) l’asse direzionale tra la Stazione, Piazzale Boschetti e la Stanga.
La presenza e leggibilità del sistema murario, in parte gravemente compromesso e poco leggibile tra la stazione (Torrione della Gatta) e Porta Portello, è strettamente legato alle problematiche vicende dell’area Boschetti e dell’asse direzionale Stazione-Stanga.
Gli ingenti capitali che si sono impiegati e s’investiranno nel prossimo futuro per la ristrutturazione dell’area Boschetti e del quartiere limitrofo, sembrano non avere in nessuna considerazione il sistema delle mura immediatamente adiacente. Non vi è spazio qui per entrare a fondo in questa lunga e delicata questione, ma è evidente che il progetto del Parco Mura deve considerare quest’area e viceversa.9 Il progetto per quest’area dovrebbe farsi carico di ripristinare, come percorso ma soprattutto come presenza architettonica, il rientrante di Porciglia, uno dei tratti scomparsi della cinta muraria.

b) la città ospedaliera e il settore ovest della città, il Far-West di Padova.
Come è noto, un segmento delle mura lungo quasi un chilometro, il più disastrato e uno dei più visibili, è legato alle sorti della zona ospedaliera. Che in modo invasivo ha profondamente compromesso l’immagine e la consistenza fisica della cinta cinquecentesca e anche il Canale di S. Massimo e l’antico sistema fluviale contiguo.
Il problema del trasferimento dell’area ospedaliera, di cui si discute da tempo e per il quale si rimanda di seguito al contributo di Umberto Trame, è subordinato al riassetto del settore urbano ovest della città, cronicamente irrisolto, anche nelle indicazioni del piano di Piccinato.
La vasta regione compresa tra il ramo ovest del Bacchiglione, le mura cinquecentesche e il quartiere Savonarola e, dall’altra parte della ferrovia e di Viale Australia, i quartieri di Montà, Chiesanuova e Colli, è il Far West di Padova. Territorio storico brulicante di attività, insediamenti e aree dismesse, cristallizzato gradualmente in brani di città ciechi gli uni agli altri; diviso in due - all’epoca per necessità vitale - dalle mura veneziane; e, quattrocento anni dopo, con la stessa brutalità, tagliato ancora dalla ferrovia e, infine, dalla prima circonvallazione ovest.10
Un’accozzaglia di aree sottoutilizzate e brandelli residui di campagna, con il grande fantasma silenzioso del Foro Boario di G. Davanzo e le macchie d’impenetrabile giungla urbana che si snodano lungo la circonvallazione, tra vecchi campanili, nuclei insediativi, antiche strade interrotte e corsi fluviali che mantengono intatta la tessitura medioevale.
Lo sciatto e perenne cantiere degli scali ferroviari; un aeroporto verde  verde, quasi surreale nella sua inutilità; l’ex scalo ferroviario Campo di Marte; lo stadio e le grandi strutture sportive e di parcheggio adiacenti. La separazione cronica del quartiere Savonarola, densamente abitato, dai quartieri a ovest, al di là della ferrovia. Il quartiere delle strade cieche...11


Sono evidenti le profonde ripercussioni che la rigenerazione del West-Padova, con il superamento delle barriere stradali/ferroviarie e l’apertura delle strade interrotte, in primis l’antica Via Pelosa, potrebbe avere per la città tutta. In particolare per la città storica e per il Parco delle Mura.
Limitandoci qui a questo rapido accenno, nelle tavv. 5, 6 e 7 (pagg. 5-6-8) sono riportate alcune ipotesi di progetto, che propongono anche una proposta per il recupero dell’area interclusa dell’ex foro Boario di Davanzo12 e il suo collegamento al quartiere Savonarola.


La rete dei percorsi tra i servizi.
Il Parco delle Mura come raccordo-collegamento alla rete pedonale-ciclabile del centro e il sistema radiale ciclabile esterno
Il sistema dei percorsi ciclo-pedonali, oggi in funzione e in previsione a Padova, è frutto di una politica molto determinata delle ultime amministrazioni comunali.
Nella tav.1 (pag.4) è rappresentato il sistema stesso (2013), radiocentrico con forti discontinuità nelle zone centrali. Nella tav.2 (sempre a pag.4), l’integrazione nel progetto del Parco delle Mura. Come si può vedere, qualora si realizzasse una continuità di percorso su tutta la cintura cinquecentesca, tale percorso sarebbe in grado di connettere l’intero sistema ciclopedonale esistente, moltiplicandone le potenzialità di relazione e di rapido attraversamento dei quartieri più centrali. Tutti i progetti delle 7 zone13 del percorso-mura (tavv.6-7 a pagg.6-8) prevedono che lungo la cintura verde delle mura, ampia o stretta che sia, di regola si formino tre percorsi: sopra le mura, all’esterno e all’interno. Alcuni spezzoni già esistono. In buona parte degli 11 km, tutti e tre sono possibili e solamente per brevi tratti, uno dei tre deve fondersi con uno degli altri due. Un percorso pedonale unitario e continuo sugli 11 chilometri è realizzabile.14


Le aree-chiave per la realizzazione del parco
Chiunque abbia mai fatto un Piano regolatore o anche un semplice Piano Attuativo, sa benissimo che, nel nostro bel Paese, nessuno è mai riuscito a creare un parco demolendo edifici. Si può realizzare un parco da un’area costruita solamente se, attraverso meccanismi di scambio concordato (in termini urbanistici, perequazione/compensazione), si rende possibile edificare in altre aree.
Le altre aree possono essere:
a) aree periferiche o satelliti;
b) aree dismesse in parti di città già urbanizzate;
c) aree limitrofe al nuovo parco creato.
La prima soluzione è evidentemente la meno sostenibile. Si distrugge territorio agricolo prezioso, si rischia di devastare e inquinare ulteriormente, occorrono nuove infrastrutture, trasporti e servizi.
La seconda offre grandi vantaggi: contribuisce a sanare pessime aree, invivibili per funzioni, aspetto, barriere urbanistiche, salubrità dei suoli e delle falde. Usufruisce di servizi e reti generalmente già presenti.
La terza, come la precedente, risana zone critiche; ma può portare altri vantaggi:
- consente di operare immediatamente senza coinvolgimento di altri terreni, attori e capitali;
- permette di costruire meno, poiché può essere messo a bilancio il plus valore derivante dalla creazione del parco;
- dà modo di formare spazi ad hoc, piazze, luoghi pubblici al limite del parco. Capaci, se ben progettati, di rafforzarne moltissimo le valenze ricreative, di socialità e di urbanità;
- può aiutare, utilizzando con garbo le volumetrie, con appropriatezza nella scelta dei materiali e del linguaggio, di completare l’immagine di parti anche antiche che sono state manomesse, di evidenziare tracce che permettano di riportare alla comprensione collettiva morfologie urbane scomparse o fortemente perturbate.

Non abbiamo qui spazio per sviluppare oltre questi indirizzi. Nella planimetria di tav.5 (pag.5) sono indicate le aree del Parco delle Mura coinvolte. A ogni zona di mura è connessa un’area molto trasformabile (come l’ex Foro Boario, le caserme in dismissione, le aree tra vecchio Ospedale ed ex Macello, la zona Boschetti, il comprensorio di via Sarpi, le zone intorno al Bastione della Gatta, etc.), in cui la città potrebbe giocare le sue carte migliori.


L’offerta di servizi del parco
Nella planimetria della tav.3 (a pag. 4), è indicata una serie ipotetica dei servizi e attività che, assieme a più di un milione di mq. di verde, potrebbero essere realizzati nel Parco delle Mura. In piccola parte già eseguiti in alcuni degli interventi di restauro/valorizzazione terminati di recente, attraverso un parziale recupero, anche funzionale, dei manufatti dei bastioni, nonché dell’edilizia di qualità edificata nell’immediato intorno delle mura, nel corso degli ultimi secoli.

Per un’architettura consapevole e un linguaggio appropriato
Occorre prevedre servizi che rendano il Parco funzionante, presidiato e appetibile. I servizi vanno a rafforzare il percorso lungo le mura e gli conferiscono un senso che si aggiunge a quello contemplativo e culturale. Nelle aree contermini trasformabili (vedi ancora la tav.5 a pag.5), oggi inutilizzate o occupate da pessimi manufatti, possono essere attivate convenzioni di scambio (perequazione, etc.).
Certamente hanno ragione i sostenitori della conservazione integrale delle mura e delle aree verdi contermini, laddove eventuali parti che sia necessario aggiungere siano realizzate con un approccio superficiale a questo tema delicato. I progetti qui presentati (tav.6 e tav.7, pagg. 6-8 ) mostrano degli esempi, zona per zona, anche molto diversi tra loro ma con in comune una valutazione attenta dei valori di permanenza e dei caratteri della morfologia storica.15

Se il Parco verrà usato intensamente (dalla popolazione universitaria, anziani16, tempo libero), i chioschi, i servizi, le recinzioni, le rampe, i parapetti, etc. tutte le attrezzature che occorrono, se provvisorie, saranno estemporanee e continuamente oggetto di controversie. Perché evidentemente è ben difficile controllare di volta in volta le strutture precarie. Strutture permanenti, in materiali appropriati, possono essere ben concepite, progettate anche per proteggere il monumento e per essere molto durevoli.
Le posizioni di salvaguardia integrale, nate giustamente nel periodo più aggressivo del Modernismo, sono oggi superate. Metodologie d’intervento ben sperimentate da anni, basate sulla conoscenza approfondita storico-morfologica e sulla proprietà del linguaggio architettonico, delle proporzioni, della scelta dei materiali consentono un’architettura integrativa che trova nel garbo e nella compostezza la sua originalità. La qualità di molti interventi recenti che, in punta di piedi, hanno restituito a un uso attuale intenso e condiviso, e – soprattutto – a una gestione efficace, complessi antichi altrimenti destinati a un inarrestabile degrado, lo dimostra. Rendere il ‘monumento’ almeno in parte utilizzabile, comporta il vantaggio essenziale di evitare alle Amministrazioni una costosa e insostenibile prospettiva di manutenzioni senza speranza.
E con questo veniamo all’ultimo punto, cruciale per il Parco della Mura di Padova.


Gestione e manutenzione. I costi per il funzionamento del Parco
Ammesso che il Parco si realizzi gradualmente sulla base di un progetto unitario, come abbiamo descritto, e che ospiti, oltre al verde, tutte le funzionalità che lo rendano una cintura di servizio utilizzabile e appetibile, 11 chilometri e oltre 2.000.000 mq di aree da vigilare e manutenere possono rappresentare un vero incubo per una pubblica Amministrazione.
Il problema probabilmente è stato e rimarrà uno dei maggiori ostacoli rispetto a ogni ipotesi di realizzazione del Parco delle Mura.
I progetti che qui solo parzialmente riusciamo a illustrare, sono stati approfonditi sino a livello di dettaglio.17 Tutti i progetti sono sviluppati, per le assai diverse situazioni presenti nelle mura, rispettando i seguenti principi:
1) intensificare la presenza di servizi con autonomia di conduzione-gestione, in modo che il percorso sopra le mura, conduca da un’attività presidiata a un’altra. Un quadro della potenziale offerta di servizi ricavabili lungo il parco – a titolo esemplificativo evidentemente - è indicata nella tav.3 (pag.4);
2) raggiungere la continuità in tutto il percorso, che, oltre all’obiettivo fondamentale di garantire il raccordo trasversale al sistema urbano radiale dei percorsi pedo-ciclabili (tav.1 a pag.4), ha lo scopo di:
- garantire una rapida percorribilità per la manutenzione dall’alto delle mura, in particolare del diserbamento e della riparazione continua di falle nel sistema sommitale di protezione delle mura stesse;
- fornire un riparo dall’acqua meteorica dei manufatti monumentali (per eliminare la necessità di replica delle protezioni con superfici/mantelli di sacrificio e rallentare la crescita di muschi, erbe e arbusti);
- consentire la manutenzione tempestiva degli impianti d’illuminazione, rete, video-sorveglianza, etc. senza l’impego di mezzi motorizzati;
3) eseguire il camminamento e la protezione superiore delle mura con materiali fortemente durevoli, con funzione di protezione impermeabile e interamente reversibili. Restaurati con attenzione opere e ruderi, devono essere trovate soluzioni esteticamente valide; volte a rafforzare l’immagine delle fortificazioni storiche; non ultimo un misurato progetto d’illuminazione. Ogni accessorio, oltre ad avere un design appropriato deve garantire la massima durabilità. É da evitare l’uso di armature, recinzioni e manufatti di acciaio in zone non protette, anche se zincati, suscettibili di procurare danni per colature di ossido e che richiedano manutenzioni periodiche.


Note
1 La presenza di rocce e terreni vulcanici nelle vicinanze, come a Roma antica, ha permesso che queste mura fossero costruite di un conglomerato roccioso di forte resistenza e che solo in parte nei secoli si sia riusciti a usarle come cava della città. Questa ottima durabilità del conglomerato ha fatto sì che, nonostante l’incuria, le mura continuino a esistere.
2 Il “Comitato Mura di Padova” si è costituito nel 1976-77. Demolizioni sistematiche delle mura sono state eseguite sino alla prima metà del ‘900. In effetti un movimento per la conservazione è nato solamente di recente (Italia Nostra, Legambiente, Amissi del Piovego e Comitato Mura di Padova, v. il testo di V. Dal Piaz e A. Verdi nelle pagine che seguono).
3 Mura di Padova. Guida al sistema bastionato rinascimentale. A cura di Ugo Fadini – Comitato Mura di Padova, Inedibus ed., 2013.
4 Università Iuav di Venezia, Anni acc. 2008-9 e 2009-10.
5 Anni acc. 2011-2012-2013.
6 Per la quale si veda anche il contributo di U. Trame nelle pagine che seguono.
7 Utilizzando principalmente interventi convenzionati pubblico-privato (eventualmente appoggiati a finanziamenti europei o pubblici). Laddove azioni di scambio (perequazioni/compensazioni) ben studiate creino condizioni di sostenibilità economica e ambientale. Ogni intervento dovrebbe risanare una parte di città e, nello stesso tempo, restaurare e attrezzare un tratto di mura sino al completamento dell’intero perimetro. La convenzione garantirà anche gestione e manutenzione periodica. I principali ambiti interessati, lungo il parco, sono indicati nella tav.3.
8 Spiace constatare che istituzioni come l’Università e le strutture ospedaliere, nei decenni trascorsi ma anche recentemente, spinti dalle esigenze, abbiano dato luogo agli interventi peggiori.
9 Non entriamo qui nel merito della violenta architettura prevista per il nuovo auditorium, del tutto avulsa dal contesto. Né sul fuori luogo dei grandi edifici recentemente costruiti nei vasti lotti adiacenti e sul rapporto visivo tra le zone universitarie a nord del Bacchiglione, anch’esse recentissime, che hanno rapidamente formato, negli ultimi decenni, uno dei peggiori quartieri della città.
10 La separazione netta tra queste aree e la città, che appare evidente dalla pianta del Valle e dal catasto austriaco, è confermata dal Piano Piccinato. É interessante notare come la cinta rinascimentale abbia troncato di netto alcune direttrici medievali e i relativi borghi. Percorsi storici che in seguito sono, per così dire, risorti, dando luogo alle principali brecce oggi presenti!
11 È motivo di sorpresa la quantità di strade a cul-de-sac presenti in Padova. Credo ciò sia dovuto oltre a fattori presenti in quasi tutte le grandi città (tracciati ferroviari e autostradali, zone industriali, etc.), alla ricca rete di fiumi e canali e a un caotico sovrapporsi delle reti viabilistiche di diversi piani regolatori, discordanti tra loro e con la morfologia storica del territorio. Forse anche al disegno, di matrice organica, delle zone arancioni e rosa del piano di Piccinato (cfr. V. Spigai - L’architettura della non città – ridisegnare le periferie, Città studi ed., Venezia, 1995).
12 Cfr. Enzo Siviero. Il Foro Boario a Padova di Giuseppe Davanzo. Una Architettura da far rivivere, lettera inedita, maggio 2008.
13 Per suddividere le tavole di progetto in ambiti unitari, abbiamo abbandonato le precedenti nostre suddivisioni e adottato le 7 zone della recente Guida edita a cura dell’Associazione Comitato Mura di Padova (v. note precedenti). La Guida è un lavoro molto ben fatto e ci è sembrato utile, per qualsiasi tipo di lettura dei nostri progetti, farvi riferimento.
14 Un percorso del tempo libero-turistico di 11 km è assai lungo. Il percorso può essere facilmente integrato con due itinerari alternativi circolari, di grande fascino e interesse, oggi esistenti solo in parte. Il primo, lungo le mura medioevali a partire dalla Specola, lungo il bordo del Bacchiglione, fino alla porta Molino e al giardino delle Porte Contarine (monumento Libeskind), con ritorno lungo le mura veneziane a nord ovest. Il secondo dal bastione S. Croce, attraverso l’area di trasformazione dello stadio Appiani con l’apertura del canale Alicorno, Prato della Valle, l’area dell’Orto Botanico e i Giardini Treves, sino al centro dell’attuale area ospedaliera e ritorno lungo le mura sud-est. I due percorsi possono leggersi nella tav.1 (tesi di laurea di M.M. Stival - S. Mascaro, 2011 e G. Borgo, 2012 con il progetto dell’area Appiani-Foro Boario di M. Domeneghetti, S. Sartori, V. Spigai, 2005 (vedi: V. Spigai, Il nuovo parco Alicorno a Padova. Ipotesi per un parco telematico e di strutture per la cultura e lo spettacolo sull’area dell’ex Foro Boario – Prato della Valle. Su: Galileo, Anno XVII, n.172, novembre-dicembre 2005).
15 Rimando per brevità a: Vittoro Spigai, “Verso un’architettura urbana,” in Il senso delle memorie, a cura di A. Clementi, Laterza, Roma-Bari, 1990 e Vittorio Spigai, “Il Piano e la forma urbana. Ipotesi per nuovi strumenti,” in Il Piano regolatore generale: esperienze, metodi, problemi , a cura di G. Ernesti, F. Angeli ed., Milano, 1990.
16 Nella tav.3 sono riportate diverse ipotesi per residenza studentesca e speciale.
17 Una selezione dei progetti stessi è consultabile nel sito www.progettimuradipadova.it, dove è possibile uno scambio di commenti e opinioni.